Serie conclusioni sconclusionate.

25 Gen

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Forse funziona anche così ma non credo che si possa continuare a prendersi in giro

Un albero di trenta piani

29 Nov

Per la tua mania
di vivere
in una città
guarda bene come “cià” (ci ha)
conciati
la metropoli.
Belli come noi
ben pochi sai
ce n’erano
e dicevano
quelli vengono dalla campagna.
Ma ridevano
si spanciavano
già sapevano
che saremmo ben presto anche noi diventati
come loro.
Tutti grigi
come grattacieli con la faccia di cera
con la faccia di cera
è la legge di questa atmosfera
che sfuggire non puoi
fino a quando tu vivi in città.
Nuda sulla pianta
prendevi
il sole con me
e cantavano per noi
sui rami le allodole.
Ora invece qui
nella città
i motori
delle macchine
già ci cantano la marcia funebre.
E le fabbriche
ci profumano anche l’aria
colorandoci il cielo di nero che odora di morte.
Ma il Comune
dice che però la città è moderna
non ci devi far caso
se il cemento ti chiude anche il naso,
la nevrosi è di moda:
chi non l’ha ripudiato sarà.
Ahia. non respiro più,
mi sento
che soffoco un pò,
sento il fiato, che va giù,
va giù e non viene su,
vedo solo che
qualcosa sta
nascendo…
forse è un albero
sì è un albero
di trenta piani.

Adriano Celentano – Un albero di trenta piani

Telegrafico e concettuale

23 Nov

Ultimamente ho reso una piega insolita, la mia vita è cambiata radicalmente. Ritrovarsi finalmente indipendente: intraprendere una carriera da lavoratore autonomo e studente universitario. Girare per il nord del paese e mettere i dischi. Non ci avrei pensato, sei mesi fa’. Pochi hanno compreso veramente quello che è successo, molti non capiranno e altri faranno una grande fatica a capire. C’è poco da capire: sono diventato indipendente o meglio, sono autonomo. Finalmente. Continua a leggere

Flickr

25 Ott

This is a test post from flickr, a fancy photo sharing thing.

“il Fatto Quotidiano”: Primo numero.

23 Set

Ore 6.23. Parto alla ricerca de “il Fatto Quotidiano”. Dopo una serata festaiola all’Atomic Bar decido di comprarmi il primo numero del nuovo giornale diretto da Antonio Padellaro e firmato da Marco Travaglio, Furio Colombo, Peter Gomez e Luca Telese. Parto da piazzale Piola e decido che dovrò avere il primo numero, voglio leggere e farmi una idea di questo nuovo giornale. L’edicola in piazza Piola era ancora chiusa, Procedo a piedi per via Pacini fino all’edicola di stampa estera all’angolo con via Ponzio, e la situazione che l’edicolante mi presenta è interessante: “Abbiamo venti prenotazioni e ci hanno spedito venti. Li daremo a chi ha prenotato per primo.” Mi spiega anche che il Fatto Quotidiano non verrà neanche distribuito in tutta la penisola capillarmente in quanto sono in una fase di lancio, sono piccoli e non percepiscono sovvenzioni statali; mi consiglia di andare verso la stazione in piazza Bottini o comunque in metropolitana dove non hanno fatto prenotazioni. Un’edicolante sempre gentile e disponibile la situazione per le edicole lungo Via Pacini è sempre la stessa: “Otto ne ho ricevuti e otto ho consegnato a chi aveva prenotato, ce ne sono pochi sarà dura”. Non demordo e seguo il consiglio ricevuto in precedenza. Proseguo fino alla stazione della metropolitana di Lambrate: Ci sono due edicole in tutta la stazione, una tenuta da un edicolante italiano e un’altra gestita da un gruppo di equadoregni. Il povero edicolante non ne sapeva nulla, diceva di averne sentito parlare ma non aveva ricevuto comunicazioni ne avvisi dal distributore mentre nell’edicola più grande c’erano cinque copie non prenotate. Finalmente! E’ mia!

Qualche considerazione: per essere il primo numero ha già ottenuto un grosso riscontro da parte della gente che legge i giornali; gente che ancora, nonostante tutto, ha ancora il coraggio di andare in un’edicola e comprare giornali. Tante prenotazioni ma poche copie distribuite, magari molte meno rispetto all’aspettativa stessa dell’edicolante. C’è tempo direte voi, è necessario un periodo di rodaggio e non ci sono ancora abbastanza soldi per coprire la distribuzione su tutti i trentottomila comuni italiani, ok. Forse sarebbe stato più corretto da parte dei distributori, verso gli edicolanti, rispettare il numero di copie stabilite che mi dicono essere venti per Milano.

La mia copia la ho e ne sono contento, nel pomeriggio pubblicherò una recensione un po’ più approfondita su questo nuovo promettente giornale.

Il primo numero è fondamentale per qualsiasi rivista, perché contiene il manifesto stesso del giornale: è firmato dal direttore Padellaro e afferma la linea politica e quella editoriale di cui riporto un estratto:

“Ci chiedono: quale sarà la vostra linea politica? Rispondiamo:  la Costituzione della Repubblica. Non è retorica ma drammatica realtà. Prendete il principio di Legalità sancito dall’articolo 1. Cosa c’è di più rivoluzionario in un paese dove ogni giorno la legge viene adattata ai capricci dell’imperatore e dei suoi cortigiani? E l’articolo 21 quando afferma che l’informazione non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure? […]

Chi dicono: che bisogno c’è di un altro giornale? Eppure questo bisogno lo sentiamo talmente da avervi investito il nostro mestiere e i nostri risparmi. […] La proprietà del Fatto Quotidiano è ripartita in piccole quote equivalenti tra un gruppo di soci che hanno come unico scopo quello di garantire l’autonomia del giornale e di far quadrare i conti. Piccoli azionisti ai quali tanti chiedono di aggiungersi per dare una mano. Ricchi non siamo ma non chiederemo un solo euro di sovvenzioni pubbliche o di partito. Sono già 30mila coloro che ci sostengono in questa scelta con i loro abbonamenti. […]

Il Fatto sarà un giornale di opposizione. A Berlusconi, certo, perché ridotto una grande democrazia in un sultanato degradante. Ma non faremo sconti ai dirigenti del Pd e della multiforme sinistra che in tutti questi anni non sono riusciti a costruire uno straccio di alternativa. Troppi litigi. Troppe ambiguità. E poi vedremo se Di Pietro riuscirà, davvero, a creare qualcosa di nuovo, liberandosi dei riciclati soprattutto al sud.

Lo abbiamo chiamato il Fatto in memoria di Enzo Biagi che ci ha insegnato a distinguere i fatti dalle opinioni. Un grande giornalista e un uomo per bene epurato, come Montanelli, dalla compagnia dei servi e dei mediocri. Pensando al loro coraggio ci facciamo coraggio.

estratto da il Fatto Quotidiano, pag.1

Sembra promettente, sembra alternativo, si professa di opposizione e apolitico ma spera in Di Pietro. Sembra un quotidiano cazzuto. I fatti, in fondo sono cazzuti e devono essere riportati in quel modo cazzuto tipico del giornalismo: “le cinque doppiavvù”. A più tardi le mie impressioni.

immagine presa da la nebbia